La storia d'amore tra Salvatore e Maria

Tutti gli amori, anche quelli più travolgenti, sono destinati a mutarsi in altro: serena amicizia o indifferenza se non, addirittura, astio.
Succede perché le persone, volenti o nolenti, nel corso del tempo, cambiano. Crescono, maturano e volgono lo sguardo altrove.
Tutti gli amori sembrano eterni e unici mentre li si vive, ma eterni e unici non sono: sono straordinari per chi li vive, ma comuni osservati dall'esterno.

A testimoniare l’amore che unì Salvatore Quasimodo e Maria Cumani vi sono materiali di varia natura: poesie; lettere che i due si sono scambiati nel corso degli anni; pagine di diario.
Alessandro Quasimodo, attore e regista e unico figlio della coppia, ha, con i materiali di cui sopra, dato vita a uno spettacolo di parola, danza e musica presentato anni or sono al Piccolo Teatro Studio di Milano assieme a Franca Nuti, Luciana Savignano e al pianista Ettore Borri e ora pubblicato da Aletti Editore.

Fuori non ci sono che ombre, e cadono (tale il titolo dello spettacolo e del testo ora raccolto in volume) presenta al pubblico dei lettori (così come era stato per quello degli spettatori) la storia d’amore travagliata di due cuori vicini, ma, diversi.

Due persone, Salvatore e Maria, che riuscivano a dialogare e ad avere una intesa “spirituale” (culturale) davvero notevole, ma che erano diversi l’uno dall'altra.
Salvatore era uno spirito libero. Un uomo, un maschio, sempre a caccia della femmina.
Maria, invece, proveniva da una famiglia borghese e, forse, non aveva mai del tutto rinunciato alle tipiche aspettative di una ragazza di buona famiglia, nonostante, per sua stessa ammissione, Salvatore le avesse detto da subito che aveva una situazione familiare “complicata”.

Ciò non toglie che i due si siano amati sinceramente e visceralmente, lasciando pagine in cui hanno descritto la loro passione e la loro difficile situazione.
Pagine in cui hanno, anche, raccontato il loro distacco.
Pagine che vale la pena leggere per conoscere la normale e comune storia d’amore di due persone che “normali” e “comuni” proprio non possono dirsi.

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